15 aprile, 2007
Il Pellegrinaggio Nel Medioevo
Seguendo due ipotetici pellegrini abbiamo individuato due analoghi percorsi musicale-geografici che riteniamo - con buona approssimazione - rispondessero agli stili culturali generalmente diffusi nelle aree linguisticamente omogenee.
Un primo lungo tragitto prende le mosse da Londra e, passando per la Francia del Nord, area della lingua d’Oil e della musica dei trovieri, giunge fino a Santiago di Compostella . Nel viaggio il pellegrino ascolta musiche del Libre Vermeill custodito nel Santuario di Montsserat in Catalogna, e le famose Cantigas de S. Maria, composte dal re spagnolo Alfonso X El Sabio, che lo accompagneranno fino a Santiago. La leggenda dice che in quella spiaggia della Galizia approdò, in misteriose circostanze, il corpo dell’apostolo S. Giacomo, che Gesù chiamò con il fratello Giovanni, “ boanerges “ ovvero i figli del tuono. Dalla metà del secolo XI S. Giacomo/Santiago divenne il protettore dei soldati che combattevano contro i mori di Spagna. Al suo arrivo a Santiago lasciamo il pellegrino mentre canta “ Dum pater familias “, altrimenti detto il Canto di Utreja, divenuto il canto ufficiale di coloro che ancora oggi compiono il pellegrinaggi verso la tomba dell’Apostolo Giacomo.
Un secondo viandante parte da Parigi, dove riceve la vestizione a Notre Dame, diretto a Roma per poi proseguire per mare fino a Gerusalemme. Nel suo itinerario passa attraverso le regioni della lingua occitana (Linguadoca, Provenza) ascoltando le melodie dei trovatori, incontra in Italia la lingua volgare così mirabile fatta di poesia nelle laudi ed il latino religioso del canto gregoriano che si trasforma nella melodia di un canto devozionale popolare e nella solenne forma gregoriana presso la corte papale. Da Roma il salto via mare verso Gerusalemme e la Terra Santa, nella quale i Crociati hanno edificato i loro castelli fortificati e nei quali il pellegrino si rifugia. All’interno di queste città, la lingua francese dei nobili guerrieri racconta di amori lasciati per seguire la fede e salvare i luoghi santi dai Saraceni.
Il canto di Ultreja
Il canto di Ultreja, di colui cioè che va oltre con l’aiuto di Dio (Deus aia nos)
...Verso Santiago De Compostella
LONDRA
1) beata viscera conductus-mottetto Winchester
2) estampie brano musicale
BRETAGNA (trovieri)
3) chanter m’estuet chanson (Blondel de Nesles)
4) estampie royal V brano musicale
CATALOGNA
5) polorum regina dal Libre Vermeill
6) cunctis simus concamentes
SPAGNA (Galizia)
7) nas mentes sempre teer dalle Cantigas de S.Maria Alfonso X El Sabio
8) ben sab’a “
9) quand’eu vejo “
SANTIAGO
10) canto de ultreja dal Codex Calistinus
...verso Gerusalemme
PARIGI
11) estampie royal VI-VII brano musicale
12) in saeculum viellatoris “
PROVENZA
13) gaite de la tor aube
ITALIA CENTRALE
14) o divina virgo flore laudario di cortona
15) lamento di Tristano ballata
ROMA
16) Roma nobilis canto di pellegrinaggio
TERRA SANTA
17) chanterai por mon coraige chanson (Gujot de Dijon)
Studio e Analisi di Jagna : NOVUM ORGANUM
Il NOVUM ORGANUM
Si tratta di un’opera incompiuta, scritta in aforismi, che si presenta apparentemente priva di organicità e sistematicità perché risultato di annotazioni, appunti, osservazioni e riflessioni. Fu pubblicata per la prima volta nell’ottobre 1620, a Londra, all’interno di un’opera più ampia:
INSTAURATIO MAGNA (IM) che comprende 6 scritti riduttivi:
- Un Preambolo o Proemio, introdotto dalla formula “sic cogitavit”: “così pensò; e, nella sua
riflessione, costruì un metodo tale che ritenne di rendere noto ai contemporanei e ai posteri, a loro
stesso vantaggio”.
- Una lettera dedicatoria al re Giacomo I: che dimostra la ricerca di consenso e di sostegno per la
sua opera.
- La Prefazione I.M. .
- La Divisione dell’opera (Distributio Operis) in 6 parti, una sorta di indice programmatico della IM:
1) Divisioni delle scienze (Partitiones Scietiarum): presenta la descrizione delle conoscenze già in
possesso del genere umano così da portare a termine con maggior facilità le scoperte avviate dalla
tradizione e favorirne di nuove. Breve sintesi che espone i contenuti del De Augmentis (Sulla
dignità e sull’accrescimento delle scienze), unico testo edito in vita, come Parte prima dell’IM.
2) Nuovo Organo (Novum Organum), ovvero Principi relativi all’Interpretazione della natura: riguarda
la definizione della nuova logica e l’emendazione dell’intelletto dagli errori.
3) Storia naturale e sperimentale (Historia Naturalis et experimentalis), ovvero Fenomeni
dell’universo, per la
fondazione della filosofia: indagine e descrizione di esperimenti. Bacon lavorerà con impegno
prioritario negli ultimi anni della sua vita a questa parte che verrà pubblicata postuma col nome di
Sylva Sylvarum nel 1627 insieme all’appendice che è la New Atlantis.
4) Scala dell’intelletto (Scala Intellectus): descrive esempi di ricerca e di scoperta delle cause dei
fenomeni naturali. Inedito.
5) Prodromi, ovvero Anticipazioni della filosofia seconda. Inedito.
6) Filosofia seconda, ovvero Scienza attiva: coincidenza di sapere e potere nell’obbedienza e
interpretazione della natura. Inedito.
- Il Novum Organum, la Parte seconda dell’IM, costituito di una Prefazione e due libri (il secondo
incompleto) presentato a stampa.
- Preparazione alla storia naturale e sperimentale (Parasceva ad Historiam Naturalem), che doveva
essere la premessa alla Parte terza dell’IM, in tre parti:
1) Descrizione di una storia naturale e sperimentale, tale da poter servire da base e da fondamento
alla vera filosofia
2) Aforismi sulla composizione della Storia prima
3) Catalogo delle storie particolari, per titoli.
Il progetto baconiano è raffigurato nel frontespizio dell’IM dove si vede un vascello che varca le Colonne d’Ercole, sotto c’è la citazione del profeta Daniele.
Bacon intende sviluppare un piano generale di riforma del sapere che coinvolga tutti i campi della conoscenza, dalla natura fisica alla scienza dell’uomo (logica, etica, politica), ricostruendo la relazione, le nozze fra Mente e Universo, e dare così all’intelletto un nuovo Metodo d’indagine comune a tutte le scienze (IM p21) pur tenendo conto della diversità di vari campi indagati (I-127 p.231), estendere la Filosofia naturale alle scienze particolari (I-107 p.197). Quindi vi è un fine teoretico che è la conoscenza delle cause e dei movimenti delle cose che però non è fine a se stessa ma ha anche un fine pratico cioè quello di dotare la vita umana di nuove scoperte e di nuovi mezzi, affinché l’uomo possa esercitare il domino sulla natura (praefatio, p.11).
Cercando i principi fondativi, di ogni singola scienza e le leggi comuni della realtà. Il fine è il dominio dell’uomo sulla natura attraverso un Metodo nuovo di indagine e la individuazione, confutazione e correzione degli errori, Idola, derivanti dalle teorie dei filosofi (in modo particolare la tradizione platonica e aristotelica), dalle cattive dimostrazioni e dalla ragione umana naturale, che si sono insinuati nella mente umana. Respinge il Sillogismo, per la vaghezza e l’astrazione delle affermazioni che produce, al quale sostituisce l’Induzione, che analizza l’esperienza e giunge a conclusioni necessarie, come metodo di interpretazione della natura.
Bacone asserisce che, sia nel Sapere che nella Credenza l’uomo deve sempre avere un equilibrio e non offendere la Divinità e che la Scienza è un qualcosa che deve crescere all’interno della dei suoi canali.
La mancanza di un fine ben determinato (I-81 p.151), e gli egoismi del successo professionale, del guadagno, della fama e della gloria accademica ritardano la ricerca.
Teoria della conoscenza di Bacone: Si deve cominciare allora dalla individuazione, confutazione e correzione degli errori, Idola, derivanti dalle teorie dei filosofi (idola theatri: in modo particolare la tradizione platonica e aristotelica), dalle cattive dimostrazioni (idola fori) e dalla ragione umana naturale, che si sono insinuati nella mente umana. Gli idoli della tribù (I-45) sono comuni a tutti gli uomini e sono dovuti alla insufficienza dei nostri sensi che ci portano a inventare parallelismi, corrispondenze, relazioni che in realtà non esistono, ci portano ad operare astrazioni arbitrarie ed a considerare la stabilità invece che la materia e il movimento. Fra le cause che impediscono gli uomini di liberarsi dagli idoli vi è la soggezione nei confronti dell’autorità degli antichi (I-84 p.157) che ha fermato la ricerca mentre la verità è figlia del tempo e non dell’autorità.
Lo stesso titolo si contrappone alla logica aristotelica, raccolta nell'Organon: Stagira, accusando questa di sterilità perché i suoi pretesi principi universali, venendo a contatto con la natura si rivelano incapaci di dominarla.
Per dominare la natura occorre invece il metodo, che parte dall'osservazione e mediante l'esperimento, perviene alla conoscenza delle leggi universali, che regolano i fenomeni naturali.
In questo modo Bacone poneva il problema dell'induzione (dal fenomeno particolare alla legge universale) nella ricerca scientifica e introduceva l'esperimento come “un rifare od ordinare la natura” da parte dell'uomo.
Sarà questa la grande ricerca del suo tempo e la base dello sviluppo scientifico successivo. Di qui l'importanza dell'opera.
Allora bisogna liberare la mente, intesa come specchio della natura, che ci presenta le cose con disordine, e ordinarle attraverso un metodo (Metafora della scopa usata da Bacone per rappresentare l’esperienza multiforme e disordinata che procede a caso ed ha bisogno di un legame per ordinarle). Il procedimento che usa è quello dell’Induzione, che analizza l’esperienza non come semplice numerazione dei casi particolari (Aristotele) ma che attraverso l’esperimento giunge alla vera legge del fenomeno (p.231) Il primo passo è la raccolta e la descrizione dei fatti particolari della natura (vd. Storia naturale e sperimentale). Fondamentale è mostrare ciò che appartiene alla mente e ciò che appartiene alla natura (Distributio operis p.31).
21 dicembre, 2006
Ballade des pendus ( François Villon )
Texte Original
FRERES humains, qui après nous vivez,
N’ayez les cuers contre nous endurcis,
Car, se pitié de nous povres avez,
Dieu en aura plus tost de vous mercis.
Vous nous voiez cy atachez cinq, six,
Quant de la chair, que trop avons nourrie,
Elle est pieça devorée et pourrie,
Et nous, les os, devenons cendre et pouldre.
De nostre mal personne ne s’en rie,
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!
Se freres vous clamons, pas n’en devez
Avoir desdaing, quoy que fusmes occis
Par justice. Toutesfois, vous sçavez
Que tous hommes n’ont pas bon sens assis;
Excusez nous—puis que sommes transsis—
Envers le filz de la Vierge Marie,
Que sa grace ne soit pour nous tarie,
Nous preservant de l’infernale fouldre.
Nous sommes mors, ame ne nous harie;
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!
La pluye nous a buez et lavez,
Et le soleil desechez et noircis;
Pies, corbeaulx, nous ont les yeux cavez,
Et arraché la barbe et les sourcilz.
Jamais, nul temps, nous ne sommes assis;
Puis çà, puis là, comme le vent varie,
A son plaisir sans cesser nous charie,
Plus becquetez d’oiseaulx que dez à couldre.
Ne soiez donc de nostre confrairie,
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre!
ENVOI
Prince Jhesus, qui sur tous a maistrie,
Garde qu’Enfer n’ait de nous seigneurie:
A luy n’ayons que faire ne que souldre.
Hommes, icy n’a point de mocquerie,
Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre.
Testo Originale
FRERES umani, che dopo noi vivete,
I cuers contro noi non abbiano indurito,
Poiché, pitié di noi povres vi avete,
Dio ne avrà più tost di voi mercis.
Vous nous voiez cy atachez cinq, six,
Così una carne, che troppa hanno nutrito,
Pieça devorée e marcito,
E, le ossa, diventiamo cenere e pouldre.
Di nostre male nessuno non se ne rida,
Ma pregate dio che tutti noi vueille absouldre!
Fratelli se li protestiamo, non non ne dovete
Avoir desdaing, quoy que fusmes occis
Per giustizia. Toutesfois, vous sçavez
Che qualsiasi uomo non ha bene senso sedute;
Li scusate—quindi che somme transsis—
Verso il filz del Vierge Marie,
Che la sua grazia per noi non sia seccata,
Preservant della infernale fouldre.
Siamo pezzo, ame harie;
Ma pregate dio che tutti noi vueille absouldre!
Pluye li ha buez e lava,
Ed il sole desechez ed anneriti;
Gazze, corbeaulx, ci hanno gli occhi insidiate,
Ed arraché la barba ed i sourcilz.
Mai, tempo nullo, non ci sediamo;
Quindi çà, quindi là, poiché il vento varia,
Al suo piacere senza cessarli charie,
Più becquetez oiseaulx che dovete a couldre.
Soiez dunque nostre confrairie,
Ma pregate dio che tutti noi vueille absouldre!
SPEDIZIONE
Principe Jhesus, che su tutti ha maistrie,
Guardia che inferno non li abbia seigneurie:
A luy abbiamo soltanto fare soltanto souldre.
Uomini, icy non hanno affatto mocquerie,
Ma pregate dio che tutti noi vueille absouldre.
Français Moderne
Frères humains qui nous survivez,
N'ayez pas vos coeurs durcis à notre égard,
Car si vous avez pitié de nous, pauvres,
Dieu aura plus tôt miséricorde de vous.
Vous nous voyez ici attachés, cinq, six:
Pour ce qui est de la chair, que nous avons trop nourrie,
Elle est depuis longtemps dévorée et pourrie,
Et nous, les os, devenons cendre et poussière.
De notre malheur que personne ne se moque,
Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!
Si nous vous appelons frères, vous n'en devez
Avoir dédain, bien que nous ayons été tués
Par justice. Toutefois vous savez
Que tous les hommes n'ont pas sens bien rassis.
Excusez-nous, puisque nous sommes trépassés,
Auprès du fils de la Vierge Marie,
De façon que sa grâce ne soit pas tarie pour nous,
Et qu'il mous préserve de la foudre infernale.
Nous sommes morts, que personne ne nous tourmente,
Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!
La pluie nous a lessivés et lavés
Et le soleil nous a séchés et noircis;
Pies, corbeaux nous ont creusé les yeux,
Et arraché la barbe et les sourcils.
Jamais un seul instant nous ne sommes assis;
De ci de là, selon que le vent tourne,
Il ne cesse de nous ballotter à son gré,
Plus becquétés d'oiseaux que dés à coudre.
Ne soyez donc de notre confrérie,
Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!SPEDIZIONE
Prince Jésus qui as puissance sur tous,
Fait que l'enfer n'aie sur nous aucun pouvoir :
N'ayons rien à faire ou à solder avec lui.
Hommes, ici pas de plaisanterie,
Mais priez Dieu que tous nous veuille absoudre.Testo in Francese Moderno
Fratelli umani, che ancor vivi siete,
non abbiate per noi gelido il cuore,
ché, se pietà di noi miseri avete,
Dio vi darà più largo il suo favore.
Appesi cinque, sei, qui ci vedete:
la nostra carne, già troppo ingrassata,
è ormai da tempo divorata e guasta;
noi, ossa, andiamo in cenere e polvere.
Nessun rida del male che ci devasta,
ma Dio pregate che ci voglia assolvere!
Se vi diciam fratelli, non dovete
averci a sdegno, pur se fummo uccisi
da giustizia. Ma tuttavia, sapete
che di buon senso molti sono privi.
Poiché siam morti, per noi ottenete
dal figlio della Vergine Celeste
che inaridita la grazia non resti,
e che ci salvi dall'orrenda folgore.
Morti siamo: nessuno ci molesti,
ma Dio pregate che ci voglia assolvere!
La pioggia ci ha lavati e risciacquati,
e il sole ormai ridotti neri e secchi;
piche e corvi gli occhi ci hanno scavati,
e barba e ciglia strappate coi becchi.
Noi pace non abbiamo un sol momento:
di qua, di là, come si muta, il vento
senza posa a piacer suo ci fa volgere,
più forati da uccelli che ditali.
A noi dunque non siate mai uguali;
ma Dio pregate che ci voglia assolvere!
O Gesù, che su tutti hai signoria,
fa' che d'Inferno non siamo in balia,
che debito non sia con lui da solvere.
Uomini, qui non v'ha scherno o ironia,
ma Dio pregate che ci voglia assolvere!
14 novembre, 2006
Jim Morrison ( versi )
- Ama al mondo ciò che non puoi avere due volte: la vita!
- L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi.
- Piangevo perché volevo le scarpe, mi voltai e vidi uno senza piedi.
- Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltar pagina e ricominciare.
- La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.